Storia delle inquisizioni
L'inquisiszione nasce ad opera dell'autorità civile per mettere ordine contro le sovversioni degli eretici. Fu la Chiesa a mitigare la ferocia inventando il giusto processo
"E' più corretto parlare di Inquisizioni, al plurale, perché questa istituzione ecclesiastica fu molto diversificata, a seconda dei tempi e dei luoghi. Così abbiamo l'Inquisizione medievale, quella spagnola, quella romana (Sant'Uffizio), quelle laiche e quelle protestanti. Nascita dell'Inquisizione ad opera dell'autorità civile
La prima nacque di fronte a un problema preciso: l'eresia catara. In verità i catari, o neo-manichei, professavano non tanto un'eresia, quanto una vera e propria religione alternativa, tremenda e distruttiva. Già per i manichei a suo tempo Diocleziano aveva decretato il rogo. Infatti essi sostenevano che ci sono due divinità, una buona e una cattiva. E' quella malvagia ad aver creato il mondo; dunque il mondo merita di scomparire e ogni cosa che può perpetuarlo è riprovevole. Dall'Oriente balcanico il neo-manichesimo si diffuse in Europa, con epicentri soprattutto nel meridione della Francia e nell'Italia settentrionale. Gli adepti chiamavano se stessi catari (dal greco, lingua dell'Oriente bizantino; vuol dire "puro") e predicavano il divieto di procreare. Erano conosciuti anche come bogomili, patarini e con un'infinità di altri nomi. I "perfetti" si distaccavano completamente da tutto, raggiungendo uno stadio semi-vegetale. Avevano un unico sacramento, il "consolamentum", che poteva essere amministrato solo una volta nella vita. Per questo praticavano l'endura, cioè il suicidio assistito dopo la somministrazione del "consolamentum". Gli adepti non "perfetti" potevano praticare qualsiasi attività sessuale purché non feconda. Era loro vietato prestare giuramento alle autorità; di fatto potevano mentire e commettere qualsiasi infrazione, perché il mondo meritava di finire al più presto. Non mangiavano carne, uova e latticini e la loro apparente austerità di vita ammaliava soprattutto quello che oggi definiremmo sottoproletariato urbano, ignorante e sensibile ai millenarismi sovvertitori. Immediatamente le autorità civili del tempo si resero conto di trovarsi di fronte a un gravissimo pericolo di sovversione: il mondo medievale era fondato sulla parola data (l'omaggio feudale) nonché sulla filosofia cristiana; dunque gli eretici erano pericolosissimi destabilizzatori. Non solo. Il suicidio e il divieto di procreare condannavano l'umanità all'estinzione. Durissima fu la reazione governativa, e dappertutto cominciarono ad accendersi roghi di Catari: la stessa pena prevista dal diritto romano per "lesa maestà" (nome antico della sovversione). La Chiesa interviene per evitare i processi sommariPurtroppo nei linciaggi a furor di popolo e negli interventi repressivi indiscriminati ci andava di mezzo anche chi aveva aderito al Catarismo per ignoranza o (nei luoghi dove gli eretici erano maggioranza) paura. In ogni caso, per stabilire con esattezza chi fosse davvero cataro e chi no, occorreva un esame sulla dottrina religiosa. La Chiesa, dunque, intervenne per sottrarre questa materia al potere civile: solo i teologi potevano procedere a un esame del genere. [...] L'Inquisizione non fu un vero e proprio tribunale bensì un comitato di esperti che stabiliva chi fosse eretico e chi no. Non solo. Riammetteva nel seno della Cristianità coloro che, attratti all'eresia da ignoranza, paura o momentaneo fascino, si pentivano. Per gli ostinati la Chiesa non poteva fare più niente, e doveva lasciare che la giustizia civile seguisse il suo corso. Insomma l'Inquisizione salvò molta più gente di quanta ne abbia "abbandonata al braccio secolare". Paradossalmente è proprio l'Inquisizione a inventare il processo moderno. I tribunali laici medievali, infatti, funzionavano col sistema "accusatorio": il giudice poteva intervenire solo su istanza di parte e giudicava sulle prove fornite dalle parti. Anche l'omicidio. Se i parenti dell'ucciso perdonavano l'assassino questo veniva liberato. La nascita del giusto processo
Invece la Chiesa usò il procedimento "inquisitorio": il giudice, di sua iniziativa ("d'ufficio") indaga, cerca le prove, incastra il colpevole (quel che fa oggi il magistrato "inquirente"). L'Inquisizione inventa il verbale redatto da un cancelliere, il "corpo del reato", la giuria popolare, gli sconti e la remissione di pena per buona condotta, le licenze per malattia, gli arresti domiciliari, l'avviso di garanzia. Essa condannò un numero di persone di gran lunga inferiore a quel che certi romanzi "gotici" ci hanno tramandato. E salvò la civiltà europea da un gravissimo pericolo. Proprio perché l'Inquisizione inventa il processo scritto e verbalizzato gli storici sanno tutto su questa istituzione, i cui documenti sono tutti conservati e a disposizione degli studiosi. Processi quali quelli mostrati ne Il nome della rosa sono puramente inventati. Il mito delle torture
Anche la tortura inquisitoriale è una sciocchezza tramandata da disegni e incisioni di fantasia, diffusi dalla propaganda antipapista protestante dopo l'invenzione della stampa. La tortura, come mezzo per far confessare, era usata da sempre da tutti i tribunali (il carcere come pena comincia con la Rivoluzione francese; prima c'erano solo pene fisiche e pecuniarie). Il primo ad abolirla fu Luigi XVI, poco prima della Rivoluzione francese. L'unica tortura a cui facevano ricorso i tribunali inquisitoriali (ma solo in presenza di gravissimi indizi) era la corda: l'imputato veniva sospeso per le braccia e lasciato cadere sul pavimento, due o tre volte. Se non confessava, veniva liberato. Se confessava sotto tortura la sua confessione doveva essere da lui confermata dopo, senza tortura, altrimenti non era valida. Gli inquisitori la impiegarono pochissimo perché non se ne fidavano: sapevano che c'è chi sotto tortura confesserebbe anche quel che non ha commesso. [...] Se in qualche manuale scolastico si leggono espressioni come «carcere perpetuo» o «carcere perpetuo irremissibile», nel latino inquisitoriale ciò significava gli arresti, generalmente domiciliari, dai tre agli otto anni. E "arresti domiciliari" voleva dire, in pratica, divieto di uscire dalla città senza permesso. Si tenga sempre presente che la Chiesa aveva tutto l'interesse, anche propagandistico, a riconciliare l'eretico pentito e confesso. L'Inquisizione spagnola: da strumento di pace a metodo di oppressione da parte dell'autorità civile
Su questo tema, la fantasia si è scatenata. Ma è appunto fantasia, come ne Il pozzo e il pendolo di Edgar A. Poe. Nel 1492, anno dell'impresa di Colombo, la Spagna, riunificatasi col matrimonio tra Isabella di Castiglia e Ferdinando d'Aragona, era riuscita a portare a termine la plurisecolare opera di riconquista del paese ai Mori. Il nuovo regno si trovava adesso ad avere in casa due fortissime minoranze, quella musulmana e quella ebraica. Poiché ora il governo era interamente in mano ai cristiani, molti, per far carriera, si facevano battezzare, ma in segreto continuavano a praticare la vecchia religione. Solo che il segreto non era tale per i vicini di casa e i compaesani, i quali, non di rado scavalcati soprattutto dai più abili Ebrei (nel commercio e nelle finanze, ma anche nelle carriere amministrative e perfino ecclesiastiche), spesso davano luogo a tumulti contro i falsi convertiti o marranos. Si aggiunga che i Mori di Spagna per lungo tempo sognarono la rivincita, facendo da quinta colonna per i regni islamici corsari del vicino Nordafrica (i quali praticarono per secoli continue incursioni sulle coste). Rivolte scoppiavano qua e là, e impensierivano i due re. Ci fu anche una ribellione di nobili contro la corona, e molti Ebrei conversos commisero l'errore di appoggiare i ribelli. Insomma l'appena unificato regno rischiava una guerra civile. Per questo i Re Cattolici chiesero al Papa l'istituzione dell'Inquisizione. Finché Ferdinando e Isabella, buoni cristiani, vissero, l'Inquisizione spagnola obbedì alle direttive di moderazione del Papa. Ma in breve diventò un organismo governativo, del tutto indipendente da Roma e sul quale il Papa non aveva praticamente nessun potere. Il tribunale ecclesiastico poteva giudicare solo i cristiani. Ed evitò le guerre di religione
Comunque l'Inquisizione ebbe il merito di sottrarre la questione dei falsi convertiti ai linciaggi di piazza. Fu garantito un processo giusto e puntiglioso. I veri convertiti vennero provvisti di regolare certificato inquisitoriale e garantiti contro ogni ulteriore molestia; agli altri fu posta l'alternativa tra la vera conversione o la condanna. Infatti l'Inquisizione, tribunale ecclesiastico, poteva giudicare solo i cristiani, non gli ebrei o i musulmani. Un battezzato che, di fatto, praticava il Giudaismo o l'Islamismo, era un eretico sovversivo. Così, colpendo relativamente pochi colpevoli (il cui numero effettivo, anche qui, va molto ridimensionato), l'Inquisizione "regolò il traffico" in Spagna: gli ebrei facessero gli ebrei, i musulmani i musulmani e i cristiani i cristiani, ognuno con i suoi riti e ben separati, per non litigare. La sua presenza evitò alla Spagna quelle guerre di religione che invece insanguinarono l'Europa settentrionale e garantì lo sviluppo del Paese, che così poté diventare la prima superpotenza del tempo. [...] Il "famigerato", anch'egli ebreo convertito, Torquemada fu in realtà molto più mite di quel che si pensa. A bruciare le strege furono tribunali laici e protestanti
Per quanto riguarda la cosiddetta "caccia alle streghe" teniamo presente che l'Inquisizione se ne occupò poco. La vera e propria "stregomania" si diffuse in Europa alla fine del Rinascimento, dunque all'inizio della modernità. Ci credevano gente come Newton e Giordano Bruno (lui stesso un mago), Paracelso e Cartesio. A bruciare streghe furono soprattutto tribunali laici e protestanti (il più fiero cacciatore di streghe fu il giurista francese Jean Bodin, teorico dello Stato moderno). La famigerata Salem si trova infatti nel Massachusetts dei protestanti Padri Pellegrini americani. L'Inquisizione cattolica classificò la stregoneria come superstizione e, specialmente in Spagna, salvò la vita a moltissime presunte streghe che la furia popolare (o qualche cliente deluso) voleva linciare. L'inquisizione romana: evitò caccia alle streghe e guerre di religione
L'Inquisizione Romana, o Sant'Uffizio, nacque per rispondere alla sfida luterana. Essa fu centralizzata a Roma e affidata ai cardinali. Santi come Pio V (il papa della battaglia di Lepanto) furono inquisitori. Il Sant'Uffizio evitò all'Italia la caccia alle streghe e le guerre di religione. Il periodo della Controriforma, contrariamente a quanto molti sostengono, fu un'epoca di splendore di arti, lettere e scienze. Nacque il "barocco" e scienziati perseguitati nei paesi protestanti (come Stenone e Keplero) ebbero cattedre universitarie e onori. In molte città d'Italia tuttavia il Sant'Uffizio non operò, perché alla lotta all'eresia provvedevano magistrature laiche (tutti i governi erano spaventati da quel che succedeva oltralpe). Così Genova, Venezia, Lucca. Napoli e Milano erano sotto la Spagna, ma non permisero che si insediasse l'Inquisizione spagnola, la quale operò solo in Sicilia e in Sardegna. In Roma si ebbe una sola condanna per stregoneria (ma vi era connesso un avvelenamento)".tratto da Fregati dalla Scuola, Effedieffe, Milano 1999
di Rino Cammilleri, saggista.
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5 commenti:
Egregio Prof. Macaluso,
mi sono imbattuto per caso nel suo blog, e devo dire di aver trovato innumerevoli spunti di riflessione. E'sempre ben accetto il tentativo di arricchire il dibattito su tematiche di indubbia attualità. Mi è sembrato però che i suoi post siano troppo spesso animati da una sortà di complesso del Davide contro Golia, in cui la Chiesa è costantemente, oggi come ieri, bersaglio innocente e indifeso di fronte ad attacchi provenienti da un mondo che, fin dai tempi dell'Illuminismo, fa di tutto per infangarla inventando congetture ordite per chissà quali scopi reconditi. Questo pregiudizio ideologico in diversi casi la porta a sostenere (perchè se copia e incolla la sintesi di un'opera sul suo blog immagino che accolga le tesi che vi sono esposte) con eccessiva faciloneria certe affermazioni che si scioglierebbero come neve al Sole se solo lei si fosse premurato di documentarsi a 360 gradi. Vengo al dunque. La lode sperticata al sistema processuale inquisitorio, descritto praticamente come strumento di alta civiltà giuridica dal Camilleri, è quanto di più criticabile e anacronistico mi sia capitato di leggere. Viene esaltato, infatti, un sistema in cui l'imputato è presunto colpevole e per questo motivo sottoposto a carcerazione preventiva; in cui il giudice non è terzo ma cumula tutte le funzioni processuali e in cui non occorre che egli sia indipendente dal potere politico (tutt'altro: si ritiene che quanto più stretto è il legame con esso, tanto meglio l'inquirente potrà svolgere la sua funzione, assunto in palese contrasto con il principio della separazione dei poteri elaborato da Montesquieu che sta alla base di ogni ordinamento che si ritenga democratico); in cui non c'è nessun limite all'ammissibilità delle prove poichè quel che conta è il risultato da raggiungere, cioè la verità, e non il metodo con cui la si persegue, pertanto ogni modalità di ricerca è lecita, anche la tortura dell'imputato. Sul fatto che in merito al ricorso della Chiesa alla tortura come strumento di acquisizione della prova si sia esagerato, posso essere d'accordo col Camilleri. Resta comunque il fatto che se gli ordinamenti processuali moderni dei Paesi occidentali e non solo sono per lo più di tipo misto o pienamente accusatori (è il caso del sistema processuale civile italiano, ad esempio) fin dal periodo napoleonico, un motivo ci sarà. L'ultimo esempio italiano di sistema penale a carattere prevalentemente inquisitorio è stato quello fascista.
Chiudo il mio intervento con una domanda-frecciatina: come mai sul suo blog non è ancora comparso un post che parli approfonditamente della parte avuta dalla Chiesa nello sterminio degli indios dell'America centro-meridionale? O della pedofilia diffusa da tempo immemore tra i membri del clero? O del fatto che il 34% dell'8 per mille viene utilizzato per il sostentamento del clero mentre solo il 20% per opere caritatevoli? Devo dedurne che la sua vena revisionista/complottista non abbia (ancora) nessun saggio discutibile su cui reggersi?
Cordiali saluti
Caro Oishi,
grazie del contributo e scusi il ritardo della risposta.
Lei mi attribuisce a) una “sorta di complesso”, che mi porterebbe a
vedere la Chiesa costantemente attaccata, ovvero b) un “pregiudizio
ideologico” che mi porterebbe a non documentarmi in certi casi a 360
gradi; c) le opinioni dell’articolo di Camilleri pubblicato nel mio
blog; d) (indirettamente), l’opinione, difficilmente sostenibile, che
il sistema processuale inquisitorio fosse più garantista di quello
moderno; d) il non avere argomenti per rispondere alle sue ultime tre
freccciatine.
1) Come è stato già qualche altra volta ricordato, non necessariamente
tutte le opinioni espresse negli articoli pubblicati nel blog sono da
me condivise.
2) In generale sulle colpe dei cristiani nella storia faccio mie le
seguenti parole tratte dal documento della Commissione teologica
internazionale “ Memoria e riconciliazione (La Chiesa e le colpe del
passato)”, pubblicato in vista del Grande giubileo del 2000.
«“Come osserva Giovanni Paolo II, " un corretto giudizio storico non
può prescindere da un'attenta considerazione dei condizionamenti
culturali del momento [...]. Ma la considerazione delle circostanze
attenuanti non esonera la Chiesa dal dovere di rammaricarsi
profondamente per le debolezze di tanti suoi figli ".La Chiesa,
insomma, "non teme la verità che emerge dalla storia ed è pronta a
riconoscere gli sbagli, là dove sono accertati, soprattutto quando si
tratta del rispetto dovuto alle persone e alle comunità. Essa è
propensa a diffidare delle sentenze generalizzate di assoluzione o di
condanna rispetto alle varie epoche storiche. Affida l'indagine sul
passato alla paziente e onesta ricostruzione scientifica, libera da
pregiudizi di tipo confessionale o ideologico, sia per quanto riguarda
gli addebiti che le vengono fatti, sia per i torti da essa subiti ".».
Come lei sa non ci fu una sola inquisizione , ma varie.
Frequentemente, per esempio, si distinguono almeno l’inquisizione
medievale, quella spagnola e quella romana. In generale per tutti i
tribunali dell’inquisizione che si sono successi nel corso della
storia, già da vari anni gli storici hanno ridimensionato sulla base
delle analisi attualmente effettuate (cioè di parte delle fonti
disponibili), il giudizio sommario attribuito all’Inquisizione nel
passato. Penso che le seguenti conclusioni di John Tedeschi, uno dei
massimi studiosi dell’inquisizione romana , siano condivisibili: «Non
si possono giustificare i soprusi, i roghi, e tutti gli altri orrori
che in nome della fede furono commessi…Questi strumenti furono
impiegati non solo dall’Inquisizione ma praticamente da tutti gli
altri sistemi giudiziari d’Europa: nel sedicesimo secolo erano parte
integrante delle procedure, fatto del quale nessuno si scandalizzava.
È tuttavia mia convinzione che le future ricerche dimostreranno che
essi furono usati con minore frequenza e con più riguardo per la
dignità umana nei tribunali del S. Uffizio che altrove” (J. Tedeschi,
Il giudice e l’eretico, pp.122-123, Vita e pensiero, 1997, citato da
Andrea Garuti in “La Santa romana e Universale Inquisizione: strutture
e procedure, alle pagine 416-417 degli Atti del Simposio
internazionale sull’Inquisizione, svoltosi dal 29 al 31 ottobre 1998,
nella Città del Vaticano pubblicati dalla Biblioteca Apostolica
Vaticana nel 2003) ». (segue)
(continua dal precedente)
Mi permetta un’altra bella citazione del paragrafo 35 della Terbio
millennio adveniente: «Un altro capitolo doloroso, sul quale i figli
della Chiesa non possono non tornare con animo aperto al pentimento, è
costituito dall'acquiescenza manifestata, specie in alcuni secoli, a
metodi di intolleranza e persino di violenza nel servizio alla verità.
È vero che un corretto giudizio storico non può prescindere da
un'attenta considerazione dei condizionamenti culturali del momento,
sotto il cui influsso molti possono aver ritenuto in buona fede che
un'autentica testimonianza alla verità comportasse il soffocamento
dell'altrui opinione o almeno la sua emarginazione. Molteplici motivi
spesso convergevano nel creare premesse di intolleranza, alimentando
un'atmosfera passionale alla quale solo grandi spiriti veramente
liberi e pieni di Dio riuscivano in qualche modo a sottrarsi. Ma la
considerazione delle circostanze attenuanti non esonera la Chiesa dal
dovere di rammaricarsi profondamente per le debolezze di tanti suoi
figli, che ne hanno deturpato il volto, impedendole di riflettere
pienamente l'immagine del suo Signore crocifisso, testimone
insuperabile di amore paziente e di umile mitezza. Da quei tratti
dolorosi del passato emerge una lezione per il futuro, che deve
indurre ogni cristiano a tenersi ben saldo all'aureo principio dettato
dal Concilio: « La verità non si impone che in forza della stessa
verità, la quale penetra nelle menti soavemente e insieme con vigore
».».
3) Riguardo la prima delle sue sfrecciatine potrebbe leggere
l’articolo di Fidel González-Fernández, "La coscienza cristiana e i
problemi della conquista nella formazione dell’America latina" da
AA.VV., «Processi alla Chiesa. Mistificazione e apologia», Piemme,
Casale Monferrato 1994, pp. 281-328. Lo troverà nel mio blog.
4) Circa la sua seconda frecciatina mi permetta di risponderle solo
con due domande: Lei ritiene che la Chiesa in quanto istituzione sia
colpevole dell’aberrante crimine di pedofilia di alcuni suoi membri e
ritiene che il magistero della chiesa sulla bellezza del retto uso
della sessualità e sulla dignità della persona favorisca la pedofilia?
5) Ancora una domanda sull’ultimo tema. Ammesso che le statistiche da
lei citate siano vere (me ne sono capitate altre discordanti tra le
mani), ciò sarebbe davvero una cosa così scandalosa, considerando
l’operato altamente meritorio per tanta gente di molti santi
sacerdoti?
Cordiali saluti.
Alessandro Macaluso
Io, caro Oishi, non assolutizzerei troppo la valenza etica dell'uno o dell'altro sistema processuale. Sono strumenti giuridici in mano agli uomini, che li usano in modo più o meno rispettoso della libertà e dignità della persona.
Lei dice che i sistemi democratici sono ispirati in generale al modello accusatorio, però saprà che proprio in Francia (la patria di Montesquieu) vige tuttora un sistema di stampo prettamente inquisitorio e solo ultimamente il presidente Sarkozy (di destra) ha proposto l'adozione del modello accusatorio, suscitando peraltro non un coro di acclamazioni ma piuttosto un vespaio di polemiche, visto che i suoi oppositori (di sinistra) paventano che il nuovo modello comprometterà - guarda un pò - l'indipendenza della magistratura, visto che a differenza del giudice istruttore, che è indipendente dal governo, il procuratore della repubblica non lo è affatto.
Inoltre qualche pregio il precedente sistema inquisitorio italiano (in vigore sino al 1988, a oltre quarant'anni dalla fine dell'era fascista) lo aveva. Le faccio un esempio: nel nostro codice di procedura penale è previsto che il pubblico ministero si adoperi per raccogliere anche elementi di prova a discolpa dell'imputato: le risulta un solo caso in cui questo sia effettivamente avvenuto? Invece il famigerato giudice istruttore, proprio perchè giudice e non procuratore, qualche volta riesce a farlo.
E poi non è molto corretto dal punto di vista storico assimilare il sistema inquisitorio alla tortura e cose simili. In tempi moderni il sistema inquisitorio prescinde ovviamente da questi strumenti. Lo stesso Cesare Beccaria, del resto, pur giustamente considerato un paladino dei diritti di difesa nel processo, soffriva dei limiti connessi ai modi di pensare del tempo, e riteneva - per esempio - che lo sfidato a duello non potesse sottrarsi alla sfida nemmeno facendo valere i precetti della Chiesa, la quale - si sa - al duello era contraria...
Luigi
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