mercoledì 6 maggio 2009

Ricominciamo dalla famiglia

La famiglia in macerie
tratto da un articolo di Gian Antonio Stella, Corriere della Sera, 5.5.09

In un libro di Antonio Sciortino tutti i dati sulla situazione italiana della cellula fondamentale della società
Il libro “La famiglia cristiana” di Antonio Sciortino pubblicato da MondadoriUn'immagine di Virgilio toglie il sonno al direttore di «Famiglia Cristiana»: «Enea che fugge da Troia in fiamme porta l'anziano padre Anchise sulle spalle e tiene per mano il giovane figlio Ascanio. L'Enea del futuro, invece, avrà sulle spalle il peso di quattro vecchi genitori e non avrà accanto nessun figlio che gli assicurerà, un giorno, di portarlo in salvo». Per questo don Antonio Sciortino, spiegando come i francesi (che «non ci stanno a finire al tappeto») abbiano «deciso di tenere aperti gli asili nido 11 mesi all'anno per 11 ore al giorno» mentre da noi il Sud ha «un indice di copertura del fabbisogno di asili nido di appena il 6%» accusa chi è stato al potere in questi anni: «Assistiamo, impotenti, al fallimento. Sulla famiglia tutti i governi, di destra, di sinistra e di centro, finora hanno sempre fallito. Non hanno mai capito che è l'unico vero ammortizzatore sociale. Aiutarla serve innanzitutto allo stesso Paese». Il libro «La famiglia cristiana» (Mondadori), in vendita da questa mattina, infilza gli uomini del Palazzo fin dal sottotitolo: «Una risorsa ignorata dalla politica». (…) Irrilevanza della spesa sociale«In Italia l'irrilevanza della spesa sociale si nota subito se consideriamo il tasso di povertà dopo l'intervento pubblico», scrive don Sciortino, «In media in Europa si riduce di 10 punti, in Norvegia scende di 19 punti, in Svezia di 17, in Germania di 14 punti, in Francia di 12 e in Olanda di 11. In Italia abbatte di soli 4 punti la quantità di popolazione povera. Segno che la nostra spesa sociale è inefficiente e inefficace, oltre a non essere alta. Rimane sotto la media europea sia in termini di percentuale sul pil, sia in termini di spesa pro capite». Più figli si fanno, più poveri si diventa Perché dunque si riempiono la bocca con la parola famiglia? «L'Italia sembra volere fargliela pagare cara a quei genitori che fanno più figli. Oltre a punire questi loro ragazzi che, nella vita, nel lavoro e nella società, avranno meno opportunità dei loro coetanei figli unici. Trenta famiglie su 100 con 3 figli sono povere (al Sud l'incidenza sfiora il 49%). È facile l'equazione: più figli si fanno, più poveri si diventa. Esattamente l'opposto di quanto avviene in Norvegia, dove avere più bambini corrisponde a un tasso di povertà più basso». «Se si analizzano i trasferimenti monetari e le misure fiscali a favore delle famiglie», insiste l'autore, «l'Italia si piazza al quartultimo posto tra i Paesi dell'Ocse. Molto indietro rispetto a Germania, Francia e Regno Unito. Se entriamo nel dettaglio, i Paesi scandinavi dedicano lo 0,6% del pil solo ai congedi parentali, percentuale che in Italia è talmente bassa da essere irrilevante... ».Denatalità e single avvantaggiatiDi più: «La Francia in pochi anni è tornata a superare i 2 figli per donna, grazie a una tenace e consistente politica di sostegno. Che è sopravvissuta ai ripetuti cambi di maggioranza». Da noi no: «vige la regola della "tela di Penelope": ogni maggioranza impegna le migliori energie solo per disfare quello che è stato fatto dal governo precedente». Risultato: «La Francia destina alla famiglia il 2,5% del suo pil, l'Italia si ferma a poco più dell'1%: una politica stitica e suicida verso la famiglia». Non solo «siamo la maglia nera» in Europa, in fondo alle classifiche, ma mentre «la Francia ha scelto la famiglia, e non l'individuo, come unità di misura per l'imposizione delle tasse (...) il bonus fiscale di Tremonti e Sacconi finisce, per l'82%, nella tasche dei single (unica categoria protetta del Paese) e di coppie senza figli». Una scelta, «che va contro la famiglia». La quale avrebbe invece bisogno, subito, di «una legge organica che la metta al centro di ogni processo, come forza di coesione sociale». Ma «questa Italia», si chiede, «è ancora cristiana, quando indebolisce e svaluta la famiglia?». Domanda scomoda. Molto scomoda...


I dati sulla popolazione
Istat, 27 aprile 2009
Dagli anni '90 il saldo naturale è negativo. GLi abitanti aumentano grazie all'immigrazione
L’Istat rende disponibili on line – su http://demo.istat.it – i dati mensili relativi al bilancio demografico e alla popolazione residente per sesso dei comuni italiani.Dagli anni ’90 popolazione aumentata esclusivamente grazie agli immigratiLa popolazione residente in Italia alla fine del mese di novembre 2008 ammonta a 60.017.677 abitanti. Viene pertanto confermata la previsione effettuata dall’Istat nella nota informativa relativa agli “Indicatori demografici” del 26 febbraio 2009: dopo cinquant’anni dal raggiungimento della soglia dei 50 milioni di residenti, avvenuto nel 1959, il nostro Paese supera quella dei 60 milioni (figura 1). A questo risultato hanno contribuito, nel primo ventennio, soprattutto la componente naturale della crescita, e successivamente, con intensità crescente e in misura pressoché esclusiva, la componente migratoria. Aumenta la popolazione ma non gli italianiCon riferimento al solo 2008, rispetto all’inizio dell’anno si è registrato un incremento dello 0,7%, pari a +398.387 unità, che si è concentrato nelle regioni delle ripartizioni del Nord-est (+1,1%), del Centro (+1,0%) e del Nord-ovest (+0,8%). I movimenti naturale e migratorio dei primi undici mesi del 2008 confermano le tendenze emerse negli ultimi anni, in particolare a partire dal 2000: un saldo naturale tendenzialmente negativo, un saldo migratorio con l’estero elevato, un aumento della popolazione soprattutto nelle regioni del Nord e del Centro. Saldo naturale negativoInfatti, complessivamente nel periodo gennaio-novembre 2008 il saldo naturale risulta negativo (-4.431) così come nei primi undici mesi del 2007 (-2.576), sebbene in misura più accentuata. Il saldo risulta negativo in tutte le ripartizioni, tranne che in quella meridionale e insulare, con un tasso di variazione naturale che varia dallo 0,8 per mille delle regioni meridionali al -0,6 per mille delle regioni dell’Italia Nord-occidentale. Nei primi undici mesi del 2008 si sono avute 528.772 iscrizioni in anagrafe per nascita, con un incremento di 9.667 unità (+1,9%) rispetto allo stesso periodo del 2007. L’aumento di nascite si concentra nelle ripartizioni del Centro (+6,0%), del Nord-ovest (+1,9%) e del Nord-est (+1,8%), mentre nelle Isole l’incremento è ridotto (+0,4%) e nelle regioni del Meridione si registra un decremento (-0,8%). Nello stesso periodo del 2008 il numero delle cancellazioni per morte risulta pari a 533.203, con un aumento di 11.522 unità (+2,2%) rispetto all’analogo periodo del 2007. Il movimento migratorioNel periodo gennaio-novembre 2008 i dati relativi al movimento migratorio con l’estero fanno registrare un saldo positivo (+420.236), di poco inferiore a quello degli stessi mesi dell’anno precedente (+455.998). Il tasso migratorio estero è risultato più elevato nell’Italia Nord-orientale e Centrale (9,8 per mille), e in quella Nord-occidentale (7,8 per mille), rispetto ad un tasso medio nazionale pari a 7,0 per mille, e contro un valore registrato nelle ripartizioni Meridionale e Insulare rispettivamente pari a 3,4 e 3,3 per mille.

La povertà in Italia
La Stampa, 22 aprile 2009
Secondo l'Istat: 2,5 milioni di poveri assoluti. Penalizzato il Sud e le famiglie numerose o con anziani
Povertà rimasta stabile tra il 2005 e il 2007In Italia 975mila famiglie si trovano in condizioni di povertà assoluta. In queste famiglie vivono 2milioni e 427mila individui pari al 4,1% dell’intera popolazione. È quanto rileva l’Istat nel rapporto sulla povertà assoluta in Italia nel 2007. Fra il 2005 e il 2007, l’incidenza di povertà assoluta è rimasta stabile e immutate sono anche le caratteristiche delle famiglie povere in termini assoluti. Il fenomeno è maggiormente diffuso nel sud e nelle isole dove l’incidenza di povertà assoluta (5,8%) è circa due volte superiore a quella osservata nel resto del Paese. Nel 2007, fra le famiglie residenti nel nord la percentuale di famiglie povere si attesta infatti al 3,5% e al 2,9% tra le famiglie del Centro.Famiglie numerose e anziani soliL’Istat ha sottolineato che la fotografia sulla povertà assoluta in Italia si riferisce a un periodo precedente all’insorgere della crisi economica esplosa nel 2008. Nel 2005, le famiglie in povertà assoluta erano 932mila pari a 2 milioni 381 individui, mentre nel 2006 le famiglie erano 968mila per un totale di 2 milioni 292mila persone in povertà assoluta. Le incidenze più elevate si osservano comunque tra le famiglie di maggiori dimensioni, in particolare con tre o più figli soprattutto se minorenni. Anche tra le famiglie con componenti anziani i valori di incidenza sono superiori alla media, soprattutto se si tratta di anziani soli. La povertà è fortemente associata a bassi livelli di istruzione, a bassi profili professionali (working poor) e all’esclusione dal mercato del lavoro. (...)


Il matrimonio in Italia
Istat, 21 aprile 2009
I dati 2007: calano le prime nozze, sposi sempre più anziani, aumentano matrimoni civili e seconde nozze
All'indirizzo web http://demo.istat.it l'Istat rende disponibili i principali risultati della rilevazione sui Matrimoni celebrati in Italia basata sui registri di Stato civile comunali, aggiornati all’anno 2007.Diminuiscono i “primi matrimoni”Nel 2007 sono stati celebrati in Italia 250.360 matrimoni (4,2 ogni mille abitanti). Rispetto al 2006 si osserva un lieve aumento: 4.368 matrimoni in più, di cui 3.144 sono primi matrimoni. Si tratta di una oscillazione congiunturale che da sola non permette di ipotizzare un’inversione di tendenza nella diminuzione delle nozze in atto dal 1972, anno in cui sono stati celebrati quasi 419 mila matrimoni (7,7 nozze per mille abitanti). A diminuire sono i primi matrimoni, ovvero la quota più consistente del totale delle celebrazioni: le nozze tra celibi e nubili sono passate da quasi 392 mila nel 1972 (il 93,5% del totale) a 217.290 nel 2007 (l’86,7% del totale). Nozze sempre più tardiveIl calo delle prime nozze è il risultato della minore propensione delle coppie a sancire la loro unione con il vincolo del matrimonio: nel 2007 si sono registrati 524,5 primi matrimoni per mille celibi e 589,6 per mille nubili, valori di poco superiori a quelli del 2006 (rispettivamente 511,2 e 576,7) e pressoché dimezzati rispetto al 1972. I primi matrimoni, inoltre, sono sempre più tardivi: gli sposi alle prime nozze hanno in media 32,8 anni e le spose 29,7 anni. Aumento matrimoni civiliAccanto alle modificazioni di intensità e calendario della prima nuzialità, si osservano importanti trasformazioni nella formazione delle unioni. Uno dei tratti più evidenti è il notevole aumento dei matrimoni celebrati con rito civile: 86.639 nel 2007 (83.628 nel 2006), aumentati del 50% in 15 anni e che rappresentano attualmente il 34,6% del totale delle unioni. Il rito civile è scelto sempre più spesso anche in occasione delle prime unioni: oltre un quarto delle nozze tra celibi e nubili è stato celebrato di fronte al sindaco nel 2007, una proporzione raddoppiata in 15 anni.In aumento i secondi matrimoniIn aumento anche i secondi matrimoni o successivi: sono 33.070 (31.846 nel 2006) e rappresentano il 13,2% del totale. Si conferma la rilevanza dei matrimoni in cui almeno uno dei due sposi è di cittadinanza straniera. Nel 2007 essi ammontano a 34.559, rappresentando il 13,8% del totale dei matrimoni.

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