giovedì 10 giugno 2010

Carissime Francesca e Lucia,

grazie per la vostra risposta, ricca di profondi contenuti.

La prima cosa che avete voluto mettere in rilievo è che la libertà non può essere definita soltanto negativamente come assenza di costrizioni e di limiti: porre eccessivamente l’accento sull’indipendenza rischierebbe di farci chiudere in noi stessi, perché ogni relazione è sempre in vari modi un legame e ,dunque, una forma di dipendenza., ma anche di scambio con possibilità di arricchimento reciproco tra i soggetti della relazione.

Inoltre , come avete implicitamente affermato, non basta indicare da che cosa si vorrebbe essere liberi: occorre anche capire lo scopo della libertà; non basta una libertà “da”, occorre una libertà “per”!

Avete scritto: «“Ci sentiamo liberi quando abbiamo la piena consapevolezza di essere i fautori del nostro destino».

E’ un’affermazione importante da vari punti di vista. Per inciso, mi fa piacere farvi notare che avete utilizzato l’espressione “ci sentiamo liberi” e non quella “siamo liberi”: i giovani avvertono e sentono con particolare forza ed urgenza la libertà: hanno una vita davanti, sanno sognare, non hanno paura di sperare e sono capaci, a volte, anche di progettare; sentono soprattutto il desiderio di ideali grandi e nobili. Siate aderenti sempre alla realtà, ma non smettete mai di sognare: imparate a tenere i vostri piedi ben saldati alla terra e al contempo, sappiate costantemente rivolgere la testa al cielo! Sentire con forza l’anelito alla libertà non significa comprenderla, ma è un suo necessario presupposto.

E’ bello che abbiate utilizzato l’espressione “destino”. Ciò significa che avvertite l’esigenza di risposte radicali e che non vi accontentate di risposte parziali o elusive; ciò significa che vi sta a cuore capire qual è lo scopo ultimo di tutta la vostra vita e non solo di una parte di essa!

E’ stupendo anche che abbiate associato la libertà al desiderio “di raggiungere quell’insaziabile voglia di felicità.” Avete intuito che:

- a) il massimo di libertà coincide con il massimo di felicità;

- b) la piena felicità è qualcosa che “sazia pienamente senza saziare”, ossia qualcosa che miracolosamente appaga totalmente il desiderio senza estinguerlo!

Dato che siete state bravissime, non posso non rivolgervi altre domande sorte da ciò che avete scritto. Cominciamo con la prima:

qual è in generale lo scopo ultimo della libertà?

Buon lavoro. Voi e i vostri compagni avete tempo fino al prossimo mercoledì per la risposta.

Un salutone.

Il prof. diversamente sardo

1 commento:

Anonimo ha detto...

Che cos'è per me la liberta?Non tradire noi stessi,essere coscienti di quello che si fa "cito le due mie compagnette" e perchè no, essere indipendenti,qui spiego meglio: quando si parla di essere coscienti di quello che si fa presuppone anche una conoscienza e un'esperienza che ti porta ad avere un punto di vista tuo personale e questo per me è importantissimo per non reagire passivamente a ciò che ci cicirconda,per non seguire la massa.Poi professore vorrei contestarle la parte iniziale del suo commento;non credo che in un legame (es. in un'amicizia) una persona dipenda dall'altra o per lo meno non m piace questa parola preferirei "ci si rispecchia o ci si confronta".Vorrei poi anche aggiungere un'altra definizione di libertà da cui presero spunto i padri fondatori:la mia libertà non deve ledere quella degli altri e questo prevede il rispetto delle libertà altrui persino di quelle più lontane per quanto possano essere radicate.Questo è quello che ho scritto di getto spero che il mi commento non sia banale. Claudia Persico